Il paese di Cerveno, situato sul più ampio conoide della Valle Camonica, ai piedi del Monte Concarena, è un esempio di come la prosperità del territorio sia in grado di influenzare la struttura e la cultura di una comunità. La presenza di risorse abbondanti, acqua, legno, calcare, miniere di ferro e un suolo fecondo, esposto al sole, hanno permesso un’economia solida che si è mantenuta viva nel corso dei secoli.
L’ECONOMIA DELLA MONTAGNA DI LUCE
Il primo documento sull’attività di estrazione mineraria a Cerveno si riferisce al forno fusorio costruito dalla vicinia nel 1429, situato dove oggi c’è la sede del municipio. L’edificio ospitava all’interno una grande torre, con la fornace per la fusione, alimentata con il carbone di legna, il maglio idraulico, per pestare le scorie, e i mantici per il fuoco, azionati dal torrente che scorre a fianco. Le persone che lavoravano intorno a questo sistema erano centinaia: minatori, carbonai, taglialegna, operai per il trasporto del materiale, fabbri e artigiani. La produzione era in prevalenza di strumenti e attrezzi destinati all’agricoltura e all’edilizia.
La proprietà del forno divenne privata solo nel XIX secolo, perché prima era gestita dalla comunità, secondo i principi democratici di organizzazione propri della vicinia, una forma locale di governo del territorio sopravvissuta per centinaia di anni. Fu l’inizio del declino dell’attività, anche per la concorrenza che stava avanzando e per l’affermarsi di nuove necessità produttive.
LA CASA MUSEO
Uno degli esempi più efficaci di allestimento museale etnografico in Valle Camonica è la Casa Museo di Cerveno, che si differenzia da altre strutture dedicate alla cultura contadina perché descrive, in particolare, l’identità specifica di quel territorio. L’edificio stesso è una testimonianza: si tratta di una grande casa rurale della fine del XVI secolo, appartenuta a una famiglia agiata, sviluppata su tre piani. Al livello più basso si trovano l’èra, il cortile d’ingresso alpino, dove stazionavano i mezzi di trasporto, all’interno le stanze con soffitto a volta, utilizzate come cantine o stalle.
Gli oggetti dell’esposizione sono donazioni degli abitanti del paese e raggruppati secondo criteri tematici: la lavorazione del formaggio, la vigna e la produzione del vino, l’allevamento degli animali, l’estrazione della calce e la lavorazione della pietra. Altre sezioni sono riservate agli spazi domestici, come la cucina e la camera da letto. Il percorso è arricchito da pannelli e in alcune stanze anche da suggestioni sonore. Sono presenti anche un laboratorio didattico e una sala convegni.
Un settore ampio è riservato alla Santa Crus, rappresentazione sacra decennale che ha origini antiche ed è il corrispondente popolare del Santuario della Via Crucis, situato a lato della parrocchiale di San Martino, uno degli esempi più intensi di devozione espressa attraverso l’arte, con le statue lignee e di stucco di Beniamino Simoni e dei fratelli Fantoni. Vi sono esposti gli abiti preparati dalle sarte del paese, indossati dai figuranti. Nel 2012, anno dell’ultima edizione della Santa Crus, è stato fatto uno studio specifico sugli indumenti, realizzati a mano, a volte con tessuti di lino e di canapa lavorati al telaio, ricamati e colorati con pigmenti ottenuti da vegetali e minerali. Nelle sale ci sono anche le immagini delle ultime edizioni.
La Casa Museo, con il torchio orizzontale, collocato all’esterno, il mulino, il caseificio turnario e il forno fusorio, regala una panoramica completa della storia dell’economia e della quotidianità popolare della media Valle.
SCOPRI GLI ITINERARI COLLEGATI
Il Santuario della Via Crucis di Cerveno
La Casa Museo della Montagna di Luce Itinerario del gusto ai piedi della Concarena
FOTO
Torchio orizzontale, di Luca Giarelli (www.galvallecamonicavaldiscalve.it)
Casa Museo (www.museidivallecamonica.it)