È parte della nostra natura il bisogno di dare un senso a tutto quello che vediamo e sperimentiamo. Gli esseri umani sono produttori di significato e i bambini, senza filtri, riescono a scorgere connessioni e spunti che noi adulti non siamo più capaci di riconoscere. Sulla roccia grande del parco archeologico di Naquane, in Valle Camonica, a Capo di Ponte (BS), nel secondo settore verso Nord c’è un cerchio con delle linee all’interno, che collegano il centro alla circonferenza. Molti archeologi e studiosi di arte rupestre camuna ritengono che possa trattarsi di un simbolo solare, altri ipotizzano una ruota ma… potrebbe essere altro?
IL SIMBOLO SOLARE E LA ROSA CAMUNA
Presso numerose culture, uno dei modi più diffusi di rappresentare il sole è il cerchio, raggiato all’esterno o all’interno, oppure suddiviso in quattro spicchi, quasi a indicare la posizione dei quattro punti cardinali o delle quattro stagioni. Da questo simbolo potrebbe derivare la svastica, ora associata al nazismo ma utilizzata da migliaia di anni presso diverse culture e religioni dell’Eurasia. Dal simbolo solare deriverebbe anche la rosa camuna, una sorta di quadrifoglio, a volte accompagnato da coppelle (piccole cavità tondeggianti, scavate nella pietra), stemma della Regione Lombardia, che in alcune raffigurazioni, come a Carpene di Sellero (BS), si presenta a forma di svastica.
SOLE O RUOTA?
L’immagine del cerchio raggiato del parco di Naquane potrebbe essere anche una ruota, simile a quelle del grande carro trainato da equini, raffigurato a poca distanza, sulla roccia n. 23. La ruota è un simbolo che compare spesso in ambito celtico, associato per esempio a Taranis, il signore del tuono considerato il re degli dei, che corrisponde, per certi versi, allo Iuppiter latino (Giove).
Come tutte le immagini, bisogna considerare anche il contesto, perché le figure associate possono essere parte di una scena o di un racconto. Nel caso della nostra “pizza”, vediamo anche un cervo, una persona armata e un altro piccolo cerchio. È forse una trappola? Potrebbe essere un simbolo che serve per propiziare la caccia del cervo? Non lo sappiamo, è compito degli archeologi formulare ipotesi attraverso studi approfonditi e comparazioni, mentre noi possiamo divertirci a immaginare tante storie nuove.
LA PIZZA PIÙ ANTICA DEL MONDO?
In una fresca mattinata, poco prima di mezzogiorno, mentre mi trovavo nel parco di Naquane con un gruppo di visitatori, un bimbo che cominciava ad avere fame alla domanda “Che cosa potrebbe essere questo?” ha risposto entusiasta: “La pizza!”. Ecco, questa è una delle definizioni più simpatiche e creative che abbia mai sentito, durante gli anni di esperienza come guida turistica.
La forma, del resto, richiama proprio quella di una pizza: è rotonda, le fette ci sono, manca la salsa di pomodoro, che arriva in Italia solo dopo la scoperta dell’America, ma assomiglia proprio a una pizza. Sappiamo pochissimo dell’alimentazione degli antichi Camuni ma non possiamo del tutto escludere questa ipotesi. Altra curiosità: la parola “pizza” è di origine longobarda, deriva dalla focaccia conosciuta come “pita” mediterranea, fatta con acqua e farina, cotta sul fuoco, condita con l’olio e insaporita con altri ingredienti, come ricorda il professor Alessandro Barbero in questo video.
IL MISTERO DELLE INCISIONI DEI CAMUNI
Quando si tratta di immagini preistoriche, è già molto difficile capire che cosa sia l’immagine rappresentata. Ancora più arduo, capire il significato che era stato attribuito, in origine, dalle persone e dalla cultura che lo hanno prodotto. Un cervo, per esempio, si riconosce subito dalle corna ramificate, dalle zampe, dal muso ma non si sa esattamente perché lo abbiano inciso nella roccia. I Camuni praticavano la caccia di questo animale e ci sono molte scene in cui i cacciatori, armati di lunghe lance, trafiggono il cervo. Non sappiamo però se mangiassero abitualmente carne di cervo o se questo avvenisse solo in certe occasioni; possiamo solo fare delle ipotesi.
In Valle Camonica il cervo era anche rappresentato come un dio, come testimonia la grande figura di Kernunnos, divinità celtica con le corna, inciso sulla roccia n. 70 del parco di Naquane. In alcune civiltà antiche, infatti, esisteva l’idea del cibarsi del proprio dio per scopi rituali (teofagia): non è affatto corretto ritenerlo un comportamento rozzo o primitivo, potrebbe essere qualcosa di molto più complesso da comprendere e da spiegare, per certi versi analogo al mistero dell’eucarestia nella religione cattolica, secondo cui l’ostia è il corpo di Cristo.
IL PARCO DI NAQUANE IN VALCAMONICA
È il più conosciuto della Valle Camonica ed è anche il primo parco, istituito nel 1955. Un vero e proprio museo all’aperto, con percorsi di diversa durata e più di cento rocce incise. È previsto un biglietto d’ingresso, con alcune gratuità. Nel parco è possibile vedere le incisioni più famose, tra cui i rarissimi telai, labirinti e meandri, spettacolari scene di caccia al cervo, figure armate e scene di culto. Il sentiero che attraversa il parco è in parte in acciottolato, in parte sterrato, con alcuni tratti in leggera salita. Le rocce sono attrezzate con passerelle di legno, per potersi avvicinare agevolmente e vedere da vicino le incisioni. È adatto anche per bambini e famiglie. Il percorso dura di solito un paio d’ore. Il parco di Naquane si raggiunge in pochi minuti dal parcheggio delle Sante per le auto o da quello di via Limit, adatto anche per i bus. È consigliato vedere le incisioni al mattino.
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