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Sassi, demoni e neonati, paganesimo e leggende in Valsaviore



Sembra il dente di un gigante o un monumento lasciato da qualche civiltà antica: il Plot dela Campana è un grosso masso erratico di tonalite situato sopra Saviore. L’area in cui si trova, un sito di un certo interesse archeologico, prende il suo nome: plot nel dialetto locale significa sasso e la forma piramidale richiama quella di una grande campana.

IL SITO ARCHEOLOGICO

Il masso è alto circa sette metri e presenta diversi fori naturali, alcuni dei quali modificati dalle mani degli antichi abitanti, che lasciarono sulla roccia una dozzina di coppelle. Difficile stabilire una datazione precisa per la realizzazione di queste incisioni e ancora di più sull’inizio della frequentazione del luogo, ma sotto la strada che conduce al Plot, dove c’è un piccolo parcheggio, gli archeologi del Dipartimento di Valle Camonica del CCSP (Centro camuno di studi preistorici) hanno documentato l’esistenza di un castelliere. Si tratta di un piccolo insediamento fortificato di epoca preistorica, datato all’Età del Ferro ma con un impianto più antico, forse dell’Età del Bronzo, quindi di circa quattromila anni fa. Durante gli scavi, condotti tra il 1996 e il 1998, sui due piccoli pianori sono stati ritrovati frammenti di ceramica e tracce di frequentazione in età storica.

LE LEGGENDE

La zona del Plot dela Campana è da sempre fonte di suggestioni: un passaggio segreto condurrebbe in paese, nei pressi della canonica. Sotto il Plot si narrava nascessero i bambini, generati dalla terra, forse in presenza di rituali pagani legati alla fertilità. Nei pressi del Plot ci sono altre rocce con coppelle, in alcuni casi collegate da canaletti o vicine ad altri segni schematici. Le superfici istoriate sono sedici: la più interessante è forse quella identificata dai locali come la roccia dei pè de cavra, i piedi di capra, segni lasciati dal diavolo apparso a un pastore scontroso e violento. Lungo la strada verso malga Casintìa c’è la crus dela pora Margarita, una croce di legno posta su un albero in ricordo di una donna che morì ribaltandosi con il carro a strascico tipico di queste zone, la preàla, punita per la sua avidità perché voleva raggiungere in fretta e furia un mucchietto di marenghi d’oro apparsi sul sentiero, dopo avere ignorato una voce misteriosa che la avvertiva del pericolo.

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