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Tardogotico camuno: il polittico del Maestro Paroto

Lieto fine per la storia del polittico del Maestro Paroto, piccolo capolavoro tardogotico nato per la pieve di San Siro a Cemmo di Capo di Ponte, in Valle Camonica, ora esposto nelle sale della pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia. Molti piccoli capolavori locali sono andati perduti per sempre perché smembrati, distrutti, trascurati; alcuni fanno parte di collezioni private, altri ancora invece sono tornati a casa, dopo avere fatto il giro del mondo.


LA STORIA DEL POLITTICO


Le informazioni principali sul dipinto e sull’autore provengono dalla trascrizione ottocentesca di una frase, scritta sul fondo della tavola, conservata in un documento presso l’Archivio di Stato di Salò (fondo Brunati): compaiono l’autore, Parotus, e il committente, Franciscus de Trevisio, all’epoca arciprete della pieve di San Siro. Qualche incertezza sorge sull’anno di realizzazione: l’iscrizione cita infatti il giorno di Pasqua, 8 aprile; l’anno però potrebbe essere 1444 o 1447 (due fonti, Onofri e Fenaroli, due interpretazioni). Siamo comunque intorno alla metà del Quattrocento, un periodo di grande rinascita per la storia bresciana, che si riflette anche nell’edificazione di chiese e nella ridecorazione degli spazi, con cicli di affreschi e nuovi arredi.


IL DIPINTO


Il polittico del Maestro Paroto è un dipinto su tavola che ha subito diversi interventi: prima è stato trasportato su tela e in seguito di nuovo fissato su tavola, tagliato in diversi frammenti e poi ricomposto. La cornice con cui adesso è esposto non è quella originale. È un pentittico a doppio registro, con un elemento centrale che raffigura una Madonna dell’Umiltà con Bambino e committente, affiancata a sinistra dai santi Siro e Giovanni Evangelista, a destra Michele Arcangelo e Giovanni Battista; nella sezione a sinistra compaiono i santi Stefano e Lodovico di Tolosa, in quella a destra le sante Apollonia e Agata. Ogni figura è inserita in una nicchia dorata che si affaccia su uno sfondo di verzura. Gli sguardi dei santi sono in prevalenza rivolti verso la Vergine, tranne quelli di Stefano e Siro e questo potrebbe dipendere dal fatto che la collocazione originaria dell’opera non era dietro l’altare maggiore ma sulla parete della navata sinistra, dietro il fonte battesimale.


Link al video di Fondazione Brescia Musei, dedicato al polittico, con una conferenza dello storico dell’arte Fiorenzo Fisogni



IL MAESTRO PAROTO


Di lui conosciamo pochissimo: una ipotesi lo identifica come uno dei pittori appartenenti alla famiglia o alla scuola di Giovan Pietro Da Cemmo; secondo questa ricostruzione, Parotus, che forse coincide con un certo Pasotus da Cemmo, sarebbe il presunto padre di quest’ultimo, nonché figlio di Gerardo da Treviglio; a Gerardo è attribuito l’affresco tuttora presente nella pieve di San Siro, che raffigura una Madonna con Bambino e committente, alla cui base sono presenti decori che richiamano il nodo di Salomone e la struttura quadripartita da cui potrebbe derivare anche la “rosa camuna”, simbolo preistorico inciso sulle rocce dei dintorni. Non tutti però concordano con questa ipotesi e Parotus sarebbe un caso unico nella pittura locale, forse nemmeno originario della zona. Del resto, di lui conosciamo con certezza solo quest’unica opera.



Capo di Ponte, pieve di San Siro, Madonna con Bambino, Girardo da Treviglio (attribuzione)
Capo di Ponte, pieve di San Siro, Madonna con Bambino, Girardo da Treviglio (attribuzione)

L’ambito artistico è quello della pittura tardo gotica, un linguaggio che si manifesta in prevalenza negli ambienti di corte tra la fine del XIV secolo e il XVI in Italia settentrionale, Francia, Germania e in altri paesi europei. Le immagini rimandano a un mondo idealizzato, con elementi fantastici, volti e gesti aggraziati, colori tenui e dettagli ricercati. Nel polittico si riscontrano tratti comuni ad autori contemporanei più noti del Gotico internazionale italiano, quali Michelino da Besozzo, i milanesi Zavattari e il cremonese Cristoforo Moretti. Un testo consigliato per approfondire la conoscenza del dipinto è quello pubblicato nel 2014 da Sara Marazzani, Vincenzo Gheroldi e Andrea De Marchi, “Il polittico di Paroto - Esercizi per una ricostruzione”, ed. Tipografia Camuna, promosso dalla Fondazione “Annunciata Cocchetti” di Cemmo.


ARTE IN VIAGGIO


I capolavori viaggiano: il polittico è passato, negli anni, dalla Valle Camonica alla collezione del Museo Cavaleri di Milano, poi è andato a Parigi (collezione Cernuschi) e infine è entrato a fare parte della collezione Wildenstein di New York. Nel 2012 la Fondazione CAB lo ha acquistato all’asta da Sotheby's, a Londra, e lo ha riportato in Italia. L’originale si trova nelle sale della pinacoteca Tosio Martinengo a Brescia, una notevole copia anastatica è visibile nella navata destra delle pieve di San Siro a Cemmo.


LA PIEVE DI SAN SIRO A CEMMO


In Valle Camonica è possibile visitare la pieve di San Siro, incastonata nella roccia, a picco sul fiume Oglio, e il sito cluniacense del Monastero di San Salvatore, circondato dai boschi, in un parco con roseto e giardino dei semplici. Le due chiese sono tra i più interessanti esempi del Romanico lombardo, sorti su edifici precedenti, in aree in cui le testimonianze storiche e archeologiche risalgono a molti secoli prima.





La Pieve era la chiesa della comunità, dove confluivano tutti i cattolici dei dintorni per il battesimo e per le funzioni funebri; il monastero invece era uno spazio solitario, concepito per la meditazione dei monaci. All’interno, le emozioni sono esaltate dal silenzio e dalle ombre modulate dalla luce naturale che filtra attraverso poche aperture presenti nelle murature solide e compatte, dall’alto, in una mistica della luce che indica la presenza del divino.


Il complesso monastico privato di San Salvatore a Capo di Ponte è situato in un’area ricca di testimonianze che risalgono alla preistoria. Fa parte della Rete europea dei siti cluniacensi, patrocinati dal Consiglio d’Europa come “Grande itinerario europeo”. All’esterno ci sono reperti di epoca romana, altari preistorici e alcune tracce del monastero. L’interno ha mantenuto l’impostazione originaria, con elementi architettonici tipici del Romanico borgognone, capitelli scolpiti e interessanti resti di affreschi sulle pareti. Nel parco, con roseto, c’è un orto botanico ispirato alle pratiche medievali.



ITINERARI COLLEGATI


  • Il Romanico in Valle Camonica



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