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Immagine del redattoreDaniela Rossi Saviore

Cinquanta sfumature di grigio: il Romanico in Valle Camonica


Così simili, eppure così diverse: la Pieve di San Siro e il Monastero di San Salvatore a Capo di Ponte, poste una di fronte all'altra per sottolineare una dualità di intenti opposta e complementare, sono tra gli edifici più interessanti del Romanico lombardo. Appartengono allo stesso periodo, l'XI secolo, ed entrambe sono sorte su edifici precedenti, in aree in cui le testimonianze storiche e archeologiche risalgono a molti secoli prima.




La Pieve è la chiesa della comunità, dove confluivano tutti i cattolici dei dintorni per il battesimo e per le funzioni funebri; il monastero è uno spazio solitario, concepito per la meditazione dei monaci. I basamenti sono incastonati nella roccia ma la Pieve penetra in profondità nella terra, con la sua cripta unica, sospesa sull'abisso che strapiomba sul fiume Oglio. San Salvatore invece si eleva verso l'alto, con una complessità architettonica che culmina nel tiburio ottogonale, ingentilito dalla presenza di bifore.




I conci di pietra, precisi e austeri, a un primo sguardo manifestano una certa omogeneità cromatica; se però ti soffermi a osservare i singoli elementi, noti una varietà di sfumature dovuta ai giochi di luce nelle diverse ore della giornata e alla ricchezza dei materiali utilizzati per la costruzione: la locale arenaria violacea, declinata anche in tutti i toni del grigio; la tonalite dell'Adamello, che rimanda bagliori di luce attraverso i frammenti neri e lucenti di mica; la luminosità del marmo bianco di Vezza; le note calde del tufo.

All'interno, le emozioni sono esaltate dal silenzio e dalle ombre modulate dalla luce naturale che filtra attraverso poche aperture presenti nelle murature solide e compatte, dall'alto, in una mistica della luce che indica la presenza del divino.

Pochi affreschi, alcuni ben conservati, altri ridotti a frammenti, colorano a tratti le pareti nude. Nella Pieve di San Siro è possibile ammirare un raro esempio di Madonna della Domenica, circondata dagli attrezzi da lavoro e dai riferimenti alla presenza della lavorazione dei panni da parte degli Umiliati, un affresco con Madonna, Bambino e committente di Giovan Pietro Da Cemmo o scuola, e la riproduzione anastatica del Polittico del Maestro Parotus, esempio mirabile di pittura tardogotica. Nel Monastero restano le tracce della devozione ai santi guerrieri legati al ciclo carolingio, come San Glisente.

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