top of page
Immagine del redattoreDaniela Rossi Saviore

Arte e comunicazione: il tramezzo dell’Annunciata di Piancogno

Una sceneggiatura del 1479, ideata da un insolito, affascinante regista: il beato Amedeo da Sylva, fondatore dell’Annunciata di Piancogno


Se volete comprendere a fondo i meccanismi della comunicazione, non cercate un master in marketing: approfondite il modello francescano. Un esempio eccellente della forza comunicativa dell’Ordine è il tramezzo dell’Annunciata di Piancogno, un grandioso messaggio illustrato con 33 riquadri, disposti su cinque file, dipinto nel 1479 nel convento fondato dal Beato Amedeo da Sylva, uno dei protagonisti più misteriosi e affascinanti della storia della Valle Camonica.


IL TRAMEZZO DELL’ANNUNCIATA


I riquadri del tramezzo dell’Annunciata riproducono le esili e raffinate figure del tardogotico, inserite in spazi già pienamente rinascimentali, arricchiti dall’intensità del colorismo tipico dei pittori veneti contemporanei. È una vera e propria sceneggiatura, quasi una rappresentazione teatrale, dove ogni singolo elemento è il dispiegarsi di un’azione, con attori protagonisti e antagonisti, quinte architettoniche di contorno.



Annunciata di Piancogno, tramezzo


  1. Si legge partendo dall’Annunciazione collocata in alto, nel primo ordine, purtroppo alterata dall’apertura di un oculo poi richiuso. Ai lati ci sono due profeti.

  2. Il racconto della vita di Gesù prosegue, nel secondo ordine, con la Visitazione, la Natività, la Circoncisione di Gesù, un episodio che scomparirà quasi del tutto dopo il Concilio di Trento; seguono a destra l’Adorazione dei Magi, la Presentazione al Tempio e la Fuga in Egitto.

  3. Nel terzo ordine abbiamo la Strage degli Innocenti, la Disputa di Gesù nel tempio, le Nozze di Cana, l’Entrata in Gerusalemme, la Cacciata dei mercanti dal tempio e la Tentazione di Gesù.

  4. Nel quarto ordine compaiono la Trasfigurazione, la Resurrezione di Lazzaro, l’Ultima cena, la Lavanda dei piedi, l’Agonia nell’orto degli ulivi e il Bacio di Giuda.

  5. L’ultimo ordine, il quinto, conclude con Gesù davanti a un personaggio non facilmente identificabile, scena che si ripete nel riquadro accanto in cui Cristo si trova al cospetto di Caifa, e dopo la Flagellazione riprende la sequenza di Gesù che si confronta con personaggi storici come Erode e Pilato; ultima scena, la Condanna a morte, che anticipa il tema centrale della Crocifissione, raffigurata nel grande riquadro centrale, a rappresentare il culmine della storia. Nei pennacchi, la Carità e la Pietà, sopra le colonne i profeti Geremia e Isaia.



Annunciata di Piancogno, tramezzo: dettaglio del gesto ingiurioso di "fare le fiche"

Nelle scene leggiamo una miriade di simboli e dettagli, alcuni curiosi, come quello del personaggio inginocchiato davanti a Cristo: per svilirlo gli fa il “gesto delle fiche”, che consiste nell’inserire il pollice tra il medio e l’anulare e che anche nella Valle Camonica della fine del Quattrocento costituiva una somma ingiuria.



Sulla comunicazione dei Francescani, vi invito a guardare il video pubblicato dal canale YouTube Alessandro Barbero - La Storia siamo noi



IL MODELLO DEL TRAMEZZO


Il tramezzo è una parete che separa lo spazio riservato ai fedeli da quello accessibile solo ai religiosi. Agli inizi del XV secolo diventa uno strumento per illustrare e spiegare elaborati concetti teologici attraverso un preciso programma iconografico. Il modello è quello del modulo bernardiniano, così definito in quanto, per tradizione, connesso alle predicazioni di San Bernardino da Siena e documentato nei luoghi in cui risiedevano i Francescani Minori Osservanti.


Nel modulo bernardiniano il tramezzo è sostenuto da tre archi, dietro i quali si trovano le cappelle affrescate, sovrastate da volte a crociera, un coro e l’altare. In precedenza, un ruolo simile era svolto da piccoli palcoscenici, posizionati tra la platea e il coro, su cui si svolgevano le sacre rappresentazioni. Un altro espediente era quello di illustrare la narrazione con tavole dipinte. Esiste un altro riferimento, quello del velo quaresimale o fastentücher, un drappo dipinto con la Passione di Cristo che si allestiva il giorno del Mercoledì delle ceneri e poi veniva aperto o tolto il mercoledì santo, al termine della Quaresima.


Perde la propria funzione dalla Riforma cattolica in poi, quando si affermano nuove esigenze liturgiche, che si manifestano in nuove forme e spazi architettonici, come per esempio l’innalzamento del presbiterio e dell’altare e la separazione del sancta sanctorum con cancellate o balaustre. Altri modelli di tramezzo analoghi a quello dell’annunciata di Piancogno sono quelli di Bernardino Luini a Lugano, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli; di Martino Spanzotti a Ivrea, nella chiesa di San Bernardino; di Fermo Stella a Caravaggio, nella chiesa di San Bernardino.


CHI HA DIPINTO IL TRAMEZZO?


Nel 1478 a Pavia, nella chiesa di San Giacomo si svolge il Capitolo generale dei Francescani; proprio qui si manifesta il prototipo, purtroppo perduto nel Settecento, del tramezzo dipinto. Solo un anno dopo, in Valle Camonica viene completata la decorazione dell’Annunciata: la data 1479 è emersa infatti come riferimento cronologico inequivocabile durante i restauri del 1960 di Ottemi della Rotta e ha permesso di formulare ipotesi sul nome dell’autore. La più condivisa attribuisce il dipinto a Giovan Pietro da Cemmo e scuola; altri identificano il cosiddetto Maestro di Bienno, che dipinse con tratti stilistici autonomi alcuni affreschi nella chiesa di Santa Maria Annunciata a Bienno, appunto, e forse in altri luoghi della Valle Camonica; alcuni storici dell’arte però ritengono che il Maestro di Bienno non esista e che si tratti dello stesso Da Cemmo, in una determinata fase della sua produzione. Altri ancora individuano elementi della pittura ferrarese di Cosmé Tura, Francesco del Cossa e Baldassarre D’Este; non ci sono in realtà testimonianze di viaggi di Giovan Pietro Da Cemmo a Ferrara o di contatti con questi artisti.



Annunciata di Piancogno, convento


IL CONVENTO DELL’ANNUNCIATA


È un luogo di pace e spiritualità, abitato da una comunità di frati cappuccini che scandisce la giornata alternando momenti di attività e di preghiera, alcuni dei quali aperti anche ai visitatori. Oltre alla chiesa, che conserva opere d’arte e testimonianze storiche, c’è il museo dedicato al beato Innocenzo da Berzo, vissuto nell’Ottocento e ancora oggi venerato e invocato dai camuni e non solo; nei sotterranei, altri pregevoli oggetti di culto e arredo sacro, tra cui un presepe settecentesco di terracotta, realizzato dallo scultore bergamasco Andrea Fantoni di Rovetta. Trovate anche un punto di accoglienza con un bar e una terrazza belvedere, per spaziare con lo sguardo dal Pizzo Badile al Lago d’Iseo, ma anche per guardare lontano, in senso più esteso.


ITINERARI COLLEGATI


Bienno e la chiesa di Santa Maria Annunciata

Esine e la chiesa di Santa Maria Assunta

La pittura rinascimentale in Valle Camonica

Borno, il centro storico



La storia che hai appena letto nasce dalla mia esperienza come guida turistica e come giornalista. Scriverla ha richiesto ore di ricerche e di impegno. Se ti è piaciuta, se ti ho donato qualcosa, sostieni la mia attività: iscriviti al mio profilo Instagram, alla mia pagina facebook, vieni ogni tanto a trovarmi sul sito oppure chiamami per una visita guidata al 339.6672031. Grazie mille!

Comentários


bottom of page