È una musica da immaginare, quella diffusa dagli affreschi rinascimentali dipinti sull’arco santo della chiesa di Santa Maria Assunta, a Esine, in Valle Camonica. Il concerto prende vita attraverso le sonorità degli strumenti più diffusi durante il Medioevo e il Rinascimento. Siamo alla fine del Quattrocento e le famiglie potenti della zona commissionano a Giovan Pietro Da Cemmo un ciclo teologico che spazia dall’Antico testamento al Giudizio universale, con l’attribuzione di un ruolo preminente a Maria nella storia della salvezza per il riscatto dell’umanità.
GLI AFFRESCHI DI GIOVAN PIETRO DA CEMMO
L’ambito artistico è quello della pittura tardogotica, un linguaggio che si manifesta in prevalenza negli ambienti di corte tra la fine del XIV secolo e il XVI in Italia settentrionale, Francia, Germania e in altri paesi europei. Le immagini rimandano a un mondo idealizzato, con volti e gesti aggraziati, colori tenui e dettagli ricercati. Giovan Pietro Da Cemmo, pittore locale che ha già avuto modo di formarsi e di essere apprezzato anche fuori dalla Valle Camonica, viene chiamato a Esine da Isacco de Favis da Gandino, rettore della chiesa della Santissima Trinità, in accordo con le famiglie dei Federici e dei Beccagutti. I loro stemmi sono ancora riconoscibili sulle pareti. Il programma teologico è probabilmente determinato dalla presenza dell’agostiniano Antonio Beccagutti e dal Beato Amedeo da Sylva, intellettuale raffinato che proprio negli stessi anni fonda il convento dell’Annunciata a Piancogno.
GLI ANGELI MUSICANTI DELL’ARCO SANTO
Nell’arco santo o arco trionfale, l'elemento che in una chiesa separa il presbiterio dall’aula, sono dipinti dodici angeli, a gruppi di tre, che accompagnano con la musica la visione dell’immagine centrale di Dio Padre.
ANGELI CANTORI
A sinistra incontriamo per primi gli angeli cantori, un piccolo gruppo di tre, vestiti con abiti di diverso colore, giallo, rosso e verde. Tengono in mano un cartiglio con la scritta “GLORIA IN ALTISSIM(u)S DEO ET IN…”, stranamente leggibile dal lato degli angeli, quindi come se fosse capovolta, e non dal lato dell’osservatore.
ORGANO PORTATIVO
Sempre a destra, nel secondo settore, un altro gruppo di tre: il primo regge un organo portativo, appoggiato sul ginocchio della gamba piegata. Lo strumento, anche conosciuto come organetto, era assai diffuso nel Basso Medioevo e si suonava per mezzo di un piccolo mantice azionato a mano.
GHIRONDA
Un angelo in preghiera a mani giunte separa il musicante con l’organo da quello che con il braccio sinistro regge uno strumento che pare essere una ghironda. L’angelo la suona facendo girare, con la mano destra, una manovella.
RIBECA O VIELLA
Nel settore a destra, il primo musicante sta suonando con un archetto qualcosa di simile a una ribeca ma potrebbe anche trattarsi di una viella, spesso raffigurata nei dipinti fiamminghi, che dal Cinquecento in poi lascia il posto ad altri strumenti ad arco, come le viole da gamba o da braccio. La ribeca invece, di forma allungata, era lo strumento dei trovatori medievali ed è la versione europea del rebāb arabo.
LIUTO
Sempre di provenienza mediorientale è il liuto, suonato dall’angelo centrale, vestito di verde. Il liuto si afferma in epoca rinascimentale e la sua presenza negli affreschi di Esine testimonia una certa attenzione per le novità anche in ambito musicale.
ARPA
Una piccola arpa compare tra le mani del terzo angelo, vestito di rosso. L’arpa è tra gli strumenti più antichi al mondo, era già presente in epoca preistorica e sembra derivi dall’arco utilizzato per la caccia. La suonavano gli Egizi, i Greci, i Celti. L’arpa di Esine ha una forma triangolare, come quella riprodotta nel Salterio di Utrecht.
TROMBE
Conclude la composizione un trio di angeli tubicini, che suonano tre trombe del Giudizio per destare le anime dei morti. Sono trombe allungate ed esili, prive di chiavi, che terminano con una estremità detta “campana”. Nel Medioevo potevano essere lunghe anche tre metri. La tromba, rispetto agli altri strumenti suonati di solito per allietare le corti o le funzioni religiose, era spesso utilizzata anche in ambito militare, durante la battaglia, come richiamo o segnale. Accanto alla colonna, un cartiglio da cui si riconoscono le parole “… SPECIE SPīS (Spiritus) STUS (Sanctus) VISUS EST”; in questo caso la scritta è opposta rispetto al cartiglio del lato sinistro ed è leggibile dal lato dell’osservatore.
Il Medioevo identificava la bellezza (oltre che con la proporzione) con la luce e il colore, e questo colore era sempre elementare: una sinfonia di rosso, azzurro, oro, argento, bianco e verde, senza sfumature e chiaroscuri, dove lo splendore si genera dall’accordo d’insieme anziché farsi determinare da una luce che avvolge le cose dall’esterno o far stillare il colore oltre i limiti della figura. Nelle miniature medievali la luce sembra irradiarsi dagli oggetti. (Umberto Eco)
LA CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA A ESINE
È la chiesa più antica di Esine ed è stata riconosciuta monumento nazionale, quindi di particolare significato storico e artistico per il nostro Paese. Di probabile fondazione romanica, ha subito diverse modifiche nei secoli, in particolare nella seconda metà del Quattrocento. L’ingresso è preceduto da una scalinata di pietra e mostra un portale settecentesco; accanto, c’è l’alto campanile che termina con una cuspide a cono, ricoperta da tegole di pietra. Aperta al pubblico, è uno dei luoghi d’arte meglio conservati della Valle Camonica.
ITINERARI COLLEGATI
Frescanti camuni del Quattrocento
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Annunciata di Piancogno, Convento
Berzo Inferiore, Chiesa di San Lorenzo
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