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L'Angelo di Raffaello


Dopo la mostra dedicata alla ricomposizione parziale della Pala Baronci, l'Angelo di Raffaello, uno dei dipinti simbolo della raccolta Tosio Martinengo di Brescia, è tornato nella sua collocazione. Il frammento, di piccole dimensioni ma non per questo meno pregiato, apparteneva a una pala che rappresentava l'Incoronazione di San Nicola da Tolentino, spesso invocato contro la peste, commissionata per la chiesa di Sant'Agostino a Città di Castello (PG),

Il dipinto, conosciuto in passato anche come Ritratto di giovane, fu realizzato in collaborazione con Evangelista da Pian di Meleto, allievo del padre di Raffaello, Giovanni de' Santi. Prima opera documentata dell'artista, eseguita tra il 1500 e il 1501, quando il giovane Raffaello non aveva ancora vent'anni, era in origine dipinto a olio su tavola, solo in seguito trasposto su tela.

La frammentazione risale a dopo il 1789, quando l'opera fu danneggiata in seguito a un terremoto. Il volto dell'angelo giunse a Brescia dopo il 1822, acquistato dal conte Paolo Tosio durante uno dei suoi viaggi a Firenze. Gli altri frammenti sono conservati al Louvre (Angelo), nel Museo di Capodimonte a Napoli (Vergine e Dio Padre) e presso l'Institute of Art a Detroit, Michigan. La ricomposizione è stata possibile grazie alla comparazione con una copia eseguita all'epoca.

L'Angelo di Raffaello è un angelo fanciullo, reso quasi umano dal timido rossore delle gote, che rivolge lo sguardo al santo, in parte ricoperto da un drappo rosso, con le ali che virano al verde, emerse dopo un restauro ma a lungo ricoperte da uno strato di vernice nera, per rendere il frammento più autonomo rispetto all'appartenenza a una composizione più grande. Il piccolo riquadro in alto a sinistra è parte di un libro.

Il dipinto si trova nel Museo di Santa Giulia, a Brescia, in attesa della riapertura ufficiale della Pinacoteca Tosio Martinengo.


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