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Immagine del redattoreDaniela Rossi Saviore

Itaca

In questo podcast: il bel viaggio; Fernweh e Nostos, la nostalgia dell'altrove


Itaca è un testo scritto nel 1911 dal grande poeta greco Costantino Kavafis, nato nel 1863 ad Alessandria d’Egitto. La sua poetica s’ispira ai grandi classici greci, al loro pensiero tragico e disincantato.



Itaca esiste? sì, è un’isola montuosa, “la più inoltrata nel mare, diretta verso il tramonto”, come è descritta nell’Odissea; occupata nel corso del tempo da Micene, poi dai Romani, fu parte dell’Impero bizantino, conquistata dai Normanni, dalla Serenissima repubblica di Venezia, dagli Ottomani, dalla Francia e dal Regno Unito.


Itaca è la patria di Ulisse e Laerte, forse dello stesso Omero; è ciò che permette di superare le sirene, di liberarsi dall’oblio dei Lotofagi, di sconfiggere i ciclopi e i Lestrigoni, i giganti che si nutrono di carne umana, demoni interiori che ci allontanano dalla nostra natura più autentica e preziosa.


Itaca è un’isola, come tutti noi.


Sempre devi avere in mente Itaca raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa’ che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada, senza aspettarti ricchezze da Itaca. Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai saresti partito: che cos’altro ti aspetti? E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso, già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

FERNWEH


Alcune parole, più di altre, descrivono la complessità del sentire legato al viaggio. Oggi ho scelto per voi un termine in lingua tedesca, FERNWEH. È il sentimento doloroso che si prova quando si è costretti a restare, a lungo, in un posto o in una situazione che ci limitano o ci rendono immobili. Nello stesso tempo, però, siamo consapevoli che OLTRE questa dimensione ci attende qualcosa di migliore.


Il contrario di FERNWEH è heimweh, la nostalgia di casa, quella che si presenta quando sentiamo il bisogno di avvicinarci a ciò che è familiare, di tornare a casa e di riappropriarci delle radici.


La parola FERNWEH nasce nel 1843 - o almeno questo è quello che si ritiene - in uno scritto del principe Hermann von Pückler-Muskau, che la usa per descrivere il suo desiderio sofferto di terre lontane. Il dolore è ciò che spinge a partire: si cambia solo quando si è costretti a farlo.


FERNWEH quindi è ciò che ci obbliga ad abbandonare le nostre certezze, peraltro illusorie, e ad attraversare l’ignoto. È la tristezza che ti assale quando guardi l’orizzonte ma che ti porta lomtano, dove non avevi mai pensato di arrivare.



Tornerò ancora a parlare di Itaca, durante queste nostre passeggiate in podcast, perché è un archetipo, è la conoscenza, la terra del "nòstos", meta ultima del viaggio dell’eroe, che torna a casa per raccontare la sua storia.




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