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Immagine del redattoreDaniela Rossi Saviore

Il viaggio dell’eroe

In questo podcast: il modello del viaggio dell’eroe di Vogler, gli archetipi narrativi, il labirinto di Naquane, il mito del Minotauro, ma si parla anche di Pinocchio, di Dante Alighieri e dell’arma più potente di tutte.


Che cosa hanno in comune la saga di Guerre stellari, Il signore degli anelli, Pinocchio e Harry Potter? Sono tutti esempi perfetti del viaggio dell’eroe, un percorso iniziatico che conduce alla conoscenza di sé. I miti sono viaggi, territori inesplorati della realtà interiore, perché la narrazione corrisponde a un bisogno profondo: può persino salvare la vita, come accade a Sheherazade nelle Mille e una notte.



Sapete qual è l’arma più potente di tutte? Leggete, incontrerete la risposta.


IL VIAGGIO DELL’EROE


Il viaggio dell’eroe è un modello teorico che definisce la struttura narrativa di un racconto.


Lo descrive molto bene Christopher Vogler, che lo intuisce mentre si occupa delle sceneggiature dei film Disney, dopo avere letto L’eroe dai mille volti, di Joseph Campbell, uno storico delle religioni. Vogler comprende e teorizza l’esistenza di una sorta di mappa di riferimento, tanto nei miti quanto nelle fiabe e nei romanzi.


Lo schema narrativo è molto semplice e si può riassumere in 12 tappe:


1. L’eroe vive in un mondo ordinario;


2. riceve una chiamata o sente, dentro di sé, il richiamo all’avventura, che lo toglie dalle sue sicurezze;


3. a volte la chiamata è dovuta a un fatto tragico o al superamento di un limite e quindi l’eroe può attraversare una fase di rifiuto all’azione: per partire, deve trovare una forte motivazione personale;


4. ecco che incontra un mentore, un aiutante, grazie al quale vince dubbi e timori;


5. varca la prima soglia, custodita da un guardiano - la prima prova, il punto di svolta - ed entra in un mondo straordinario…


6. … nel quale incontra nemici e alleati, dove supera prove che gradualmente portano alla costruzione della saggezza;


7. la tensione sale e l’eroe accede alla caverna più profonda, il punto di non ritorno;


8. qui, agli antipodi rispetto alla situazione di partenza, affronta la prova centrale; si confronta con le sue paure, in una prova iniziatica che porta alla morte metaforica;


9. il superamento della prova centrale porta con sé una ricompensa, una nuova conoscenza di sé;


10. l’eroe riparte allora verso il mondo a cui apparteneva, attraversa la via del ritorno, per portare nel mondo ordinario i benefici della sua ricompensa;


11. l’ultima prova è il momento della risurrezione, in cui deve dimostrare che la sua nuova identità sarà di aiuto anche per chi vive nel mondo originario;


12. infine, l’eroe torna a casa con l’elisir, il sacro graal, il premio finale; e vissero tutti felici e contenti… almeno per un po’!


C’era una volta… Pinocchio, un burattino di legno, che fa il monello e va a scuola come gli altri bambini. Un giorno incontra Lucignolo, che gli prospetta un mondo nuovo nel Paese dei balocchi. Il grillo parlante è il suo primo mentore ma Pinocchio lo uccide. Allora compare la fata, un mutaforma che lo seguirà per tutto il viaggio. Pinocchio decide di partire e varca la soglia. Incontra il gatto e la volpe e affronta una serie di prove, come quella davanti al giudice che lo manda in prigione, da cui esce proprio quando il padre si perde mentre lo cerca in mare: allora Pinocchio si butta nell’acqua e finisce nella caverna profonda, il ventre del pescecane. La ricompensa è il ritrovamento del babbo; poi i due prendono la via del ritorno e, come il biblico Giona, risorgono alla luce. Alla fine del viaggio, il burattino muore, nasce un bambino vero.

Nel viaggio dell’eroe è possibile riconoscere anche gli archetipi dei personaggi, immagini primordiali che appartengono all’inconscio collettivo, secondo la teoria di Carl Jung.


I simboli del racconto sono: l’eroe (Harry Potter, Frodo, Luke Skywalker), colui che compie il viaggio e con il quale possiamo identificarci; il mentore (Albus Silente, Gandalf, Obi Wan Kenobi o Yoda), la guida che aiuta l’eroe; il guardiano della soglia, la prima difficoltà; il messaggero (Sirius Black, Leila), che introduce il cambiamento; il mutaforme (Piton, Boromir), che cambia aspetto nel corso della vicenda; l’imbroglione (Gollum, il gatto e la volpe), che a volte può anche essere solo il compagno di viaggio burlone del protagonista, come Pipino; infine l’ombra (Voldemort, Sauron, Darth Vader), il cattivo, l’antagonista, la parte oscura dell’eroe.


Attenzione, non si tratta solo di favole: il modello narrativo del viaggio dell’eroe è molto ben conosciuto e applicato da chi si occupa di marketing e di comunicazione d’impresa. I personaggi più noti del web descrivono spesso la loro storia personale e professionale proprio in questi termini, da Marco Montemagno a Clio MakeUp.


Padroneggiare bene lo schema del viaggio dell’eroe significa quindi vendere, ottenere un contratto ma anche fare addormentare i bimbi, conquistare la fiducia, oppure intrattenere un amante…


Adesso, come promesso, rispondo alla domanda da cui siamo partiti: come scrive l’esperto di comunicazione e marketing digitale Riccardo Scandellari, “la narrazione è l’arma più potente che esista”.


IL MITO DEL MINOTAURO


Il mito del Minotauro è molto antico, risale alla media età del Bronzo, 3500 anni fa. Dante Alighieri nell’Inferno lo definisce “l’infamia di Creti” e lo pone nel girone dei violenti.


Il re di Creta, Minosse, era figlio di Zeus. Poseidone gli mandò un bellissimo toro bianco, per mostrare ai Cretesi che lo riteneva un degno sovrano. Minosse avrebbe dovuto sacrificare l’animale al dio ma lo tenne per sé. Per punirlo, Poseidone fece innamorare del toro la regina, Pasifae. Dalla sua unione con il toro, generato dall’arroganza sacrilega di Minosse, nacque Asterione, Minotauro perché aveva la metà superiore a forma di toro. Il re, per nasconderlo al mondo, lo fece rinchiudere nel labirinto di Cnosso, progettato dall’architetto Dedalo, padre di Icaro, perché non potesse fuggire.


Minosse aveva un altro figlio, Androgeo, che morì ad Atene durante una tauromachia: da quel momento pretese un tributo annuale di sette giovani e sette fanciulle da sacrificare al mostro.


Per fare cessare questo scempio, Teseo, principe di Atene, andò a Creta entrò nel labirinto e raggiunse il centro, dove affrontò e uccise la bestia; grazie all’aiuto di Arianna, sorella del Minotauro, con uno stratagemma trovò la via del ritorno. Vittorioso Teseo rientra in patria ma dimentica di issare le vele bianche della vittoria e il padre Egeo, disperato perché pensa che il figlio sia morto, si getta in mare. Ma questa è un’altra storia…


IL LABIRINTO DI NAQUANE


Labirinto, armati e figure di paletta - Parco di Naquane R1 - Capo di Ponte (Foto Luca Giarelli)
Labirinto, armati e figure di paletta - Parco di Naquane R1 - Capo di Ponte (Foto Luca Giarelli)

Il labirinto è una delle incisioni rupestri preistoriche più interessanti tra quelle che si possono vedere sulle rocce della Valle Camonica, in provincia di Brescia, primo sito Unesco d’Italia.


È datato tra l’antica e la media età del Ferro ed è rappresentato, in diverse aree, per 15 volte. Nel parco archeologico di Naquane, a Capo di Ponte, sulla roccia n. 1 è rappresentato un labirinto con una struttura unicursale, con un solo percorso che porta al centro, come quello del Minotauro. Si tratta del labirinto classico, ripreso anche nelle chiese medievali, come nella cattedrale di Chartres. La stessa forma si riscontra a Tintagel, in Cornovaglia, luogo legato al mito di Artù, in Finlandia, in India, in Egitto, in Siria e anche presso la tribù Hopi, negli Stati Uniti. È un simbolo collegato ai riti di passaggio e di iniziazione.


Il labirinto di Naquane presenta all’interno un guerriero armato; in alto a sinistra, un uccello acquatico con un lungo collo e sulla destra due guerrieri che si fronteggiano, con delle spade, legati da una corda alle caviglie: così combattevano i giovani guerrieri nel Ludus Troiae, una cerimonia funebre in onore del padre di Enea, Anchise, descritta da Virgilio nell’Eneide.


RISORSE


Per approfondimenti sul labirinto nell’arte rupestre della Valle Camonica, c’è lo studio di Silvana Gavaldo, La figura del labirinto in Valcamonica: sintesi e confronti, Centro Camuno di Studi Preistorici - Dipartimento Valcamonica e Lombardia.


Vi invito ad ascoltare le bellissime fiabe raccontate in modo magistrale da Filippo Carrozzo nel podcast Fiabe in Carrozza.


Sul sito archetipi.org c’è un test per scoprire quali sono gli archetipi narrativi prevalenti nella vostra personalità.


Questi invece i libri che ho citato :

  • Christopher Vogler, Il viaggio dell’eroe - la struttura del mito ad uso di scrittori di narrativa e di cinema, Dino Audino editore

  • Joseph Campbell, L’eroe dai mille volti, Edizioni Lindau

  • Riccardo Scandellari, Dimmi chi sei, ROI Edizioni


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